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Ipertensione

dopo gli 85 anni potrebbe essere pericoloso abbassare troppo la pressione

Uno studio su una popolazione anziana in cura con antipertensivi mostra che la pressione più bassa aumenta la mortalità e accelera il declino cognitivo

L’appropriatezza della terapia ipertensiva nei soggetti molto anziani (>85) è un argomento controverso. Ad alimentare i dubbi arriva una nuova ricerca condotta su una popolazione di ultraottantacinquenni, che ha trovato una relazione tra una bassa pressione sistolica a seguito di terapia antipertensiva e aumento del rischio di mortalità per tutte le cause, oltre a un’accelerazione del declino cognitivo.

Lo studio, firmato da un team di ricercatori delle Università di Berna (Svizzera) e Leiden (Olanda), è stato condotto su una coorte di Leiden 85-plus, uno studio longitudinale su una popolazione che ha compiuto 85 anni nel periodo 1997-1999. In totale si tratta di 599 anziani sottoposti ogni anno a ripetuti test per valutare le condizioni fisiche, funzionali, psichiatriche e sociali.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Age and Ageing della British Geriatrics Society ha preso in considerazione 570 soggetti, dei quali 249 (44%) seguivano una terapia antipertensiva. Nel gruppo di pazienti trattati con antipertensivi è risultata più elevata la mortalità nei soggetti con pressione arteriosa inferiore (HR 1,29 per 10 mmHg pressione arteriosa sistolica inferiore, IC 95% 1,15-1,46, P <0,001).

Inoltre, lo studio prevedeva un monitoraggio dello stato cognitivo attraverso il test Mini-Mental State Examination e una valutazione dello stato di fragilità degli anziani con il test della forza di presa della mano (hand grip).

I soggetti che assumevano antipertensivi hanno mostrato un’associazione tra declino cognitivo accelerato e abbassamento della pressione sanguigna (variazione media annua -0,35 punti per 10 mmHg pressione arteriosa sistolica inferiore, IC 95% -0,60 -0,11, P = 0,004). Il declino cognitivo è risultato più rapido nei soggetti con una forza di presa della mano inferiore.

Nei partecipanti che non seguivano un trattamento antipertensivo, non sono state osservate associazioni significative tra pressione arteriosa e mortalità o declino cognitivo.

Vale la pena di ricordare che nelle anticipazioni della nuova edizione delle linee guida sull’ipertensione dell’European Society of Hypertension (ESH), che saranno ufficialmente presentate a fine agosto al congresso dell’European Society of Cardiology, c’è un richiamo esplicito ai rischi di un brusco abbassamento pressorio nei pazienti fragili ultraottantenni, per i quali si sconsiglia un primo approccio con una terapia multifarmaco.